La Bioeconomia vale 260 miliardi di euro: in Sicilia si punta sulle Start-up.
Duecentosessanta miliardi di euro di valore della produzione: pari all’8,3% del totale nazionale, terzi a livello europei per valore e secondi dopo la Spagna per incidenza sul totale; 576 start-up innovative operanti nel settore, circa il 7% del totale in Italia. Sono questi i principali numeri della Bioeconomia, ovvero l’insieme dei settori che utilizzano materie prime rinnovabili di origine biologica, fotografati dal quarto Rapporto sulla Bioeconomia in Europa presentato, allo Steri di Palermo, dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, dal Cluster della chimica verde Spring e da Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che fa parte di Federchimica, in collaborazione con l’Universita’ degli studi di Palermo. La scelta di Palermo come sede per la presentazione del Rapporto non e’ casuale. La Regione Sicilia vanta, infatti, un settore agro-alimentare di primaria importanza. Non solo: il territorio ospita alcune realta’ d’eccellenza nel campo della Bioeconomia circolare sia a livello produttivo (Eni a Gela) sia a livello di ricerca privata (Renovo Biochemicals, Orange Fiber) sia pubblica (come il CNR di Palermo, Messina e Mazara del Vallo e le Universita’ di Palermo e Catania). La Sicilia, inoltre, puo’ vantare 37 start-up che afferiscono alla Bioeconomia, un dato che rappresenta il 6,4% del totale nazionale e l’8,8% sul totale delle start-up innovative presenti in regione, un dato superiore alla media nazionale che si ferma al 7%.
“Lo studio – commenta Stefania Trenti (nella foto), responsabile Industry Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo – conferma la rilevanza della Bioeconomia nel nostro Paese, con un trend di crescita che ha riguardato soprattutto le componenti piu’ innovative e i mercati esteri. La vivacita’ di questi settori e’ evidente anche dall’elevato numero di start-up della Bioeconomia che abbiamo censito per la prima volta nel Rapporto. A questo proposito e’ interessante notare la specializzazione nella Bioeconomia delle start-up innovative di alcune regioni del Mezzogiorno (Sicilia, Sardegna e Puglia). In queste regioni, lo sfruttamento innovativo delle risorse biologiche dovra’ giocare un ruolo importante, soprattutto nell’ottica di valorizzazione degli scarti delle attivita’ primarie, come la pesca, trasformandoli da costo a risorsa”. “Fra le diverse fasi che compongono il ciclo idrico la piu’ rilevante in un’ottica di Bioeconomia – aggiunge Laura Campanini economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo – e’ quella della depurazione e della conseguente produzione dei fanghi. I fanghi possono costituire una fonte importante di biomassa, attualmente solo in parte sfruttata, visto l’ampio ricorso alla discarica. Lo studio evidenzia la necessita’ di passare da una logica di smaltimento a una di valorizzazione delle risorse biocompatibili. Dai fanghi si possono ricavare energia (biogas e biometano), singoli nutrienti (fosforo in primis) e biomateriali (bioplastiche). L’assetto normativo e regolamentare e’ cruciale perche’ in grado di indirizzare le scelte degli operatori. Il recente decreto sul biometano dara’ un impulso importante alla filiera”.
Giulia Gregori, componente del Comitato di Presidenza di Assobiotec-Federchimica, nonche’ segretario generale di Spring e componente del board del Consorzio industriale della partnership pubblico-privata con la Commissione Europea BBI JU, aggiunge: “I dati confermano l’importanza e le potenzialita’ della Bioeconomia italiana, che negli anni e’ stata capace di dare vita a modelli fortemente innovativi e sistemici, sostenibili e competitivi allo stesso tempo”. “Basti pensare – prosegue Gregori – che proprio in Italia e’ stato ideato il concetto di bioraffineria integrata nel territorio, con filiere che partono dall’agricoltura e danno vita a prodotti innovativi capaci di trasformare i problemi ambientali in opportunita’. Questo modello e’ oggi guardato con interessa anche a livello europeo”. “Diverse Regioni – conclude Gregori -stanno oggi concretamente cercando di mettere in pratica un modello di bioeconomia intesa come rigenerazione territoriale, ispirandosi al concetto di ‘Regioni sostenibili’, coniato a livello europeo dal Bioeconomy Panel. In Sicilia ci sono gia’ diversi esempi in questo campo, che guardano ad uno sviluppo economico attento all’ambiente e alla qualita’ della vita delle persone. Coordinare e moltiplicare le iniziative virtuose nate nei diversi territori diventa sempre piu’ importante. Il nostro auspicio, come Spring, e’ che la Regione Sicilia possa aggiungersi alle altre 11 Regioni che hanno gia’ aderito al nostro cluster attraverso il tavolo permanente che abbiamo creato proprio per questo scopo”.