Energia verde dall’agricoltura, l’occasione sprecata dall’Isola.
Palermo (Quotidiano di Sicilia) Rosario Battiato – Se ne è parlato nel corso di Fieragricola, la rassegna internazionale dell’agricoltura che si è chiusa lo scorso sabato a Verona, e se ne continuerà a discutere nel corso di Biogas Italy, che si terrà il 14 e 15 febbraio a Roma. Due appuntamenti per richiamare l’attenzione sul ruolo strategico dell’agricoltura nella produzione di energia, una tendenza che in Sicilia fatica decisamente a imporsi nonostante la previsione dei nuovi obiettivi Ue sul 2030 che si fanno sempre più stringenti.
Nelle scorse settimane il Parlamento comunitario ha approvato ambiziosi obiettivi che fissano, entro il 2030, il 35% di risparmio energetico, una quota minima pari almeno al 35% di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia e una quota del 12% di energia da fonti rinnovabili nei trasporti. Numeri che andranno discussi con gli Stati membri ma che di fatto suggeriscono una direzione ben precisa.
“La produzione di energia dall’agricoltura è strategica – ha spiegato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – non solo perché dà corso a quella multifunzionalità che permette di migliorare i redditi delle aziende agricole, ma anche alla luce della recente approvazione del Parlamento europeo dei nuovi obiettivi vincolanti a livello Ue”.
E l’Italia avrebbe numeri importanti. “Gli impianti a biogas, il combustibile che si produce durante la fermentazione di materiale organico in assenza di ossigeno, rappresentano in Italia la vera rivoluzione verde – si legge in una nota di presentazione del progetto di ricerca ‘Innovazioni per lo sviluppo del biometano da matrici mediterranee (Inno-biomed)’ finanziato dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e presentato lo scorso dicembre a Catania – che ha già generato oltre 1.300 impianti agricoli nel nord Italia, 4 miliardi di investimenti oltre 10 mila occupati”.
Al Sud si fatica ancora ad accettare questa determinante innovazione: appena tre impianti nell’Isola (dati diffusi nel corso del convegno di presentazione del progetto di ricerca) nonostante “il nostro territorio possa contare su biomasse uniche, tipiche delle zone mediterranee (pastazzo, sulla, siero, pollina, sansa)”.
Ogni anno, in altri termini, ci sono “circa 300 mila tonnellate di pastazzo di agrumi e un milione di tonnellate di sanse esauste che potrebbero essere usati in impianti di biogas e biometano” e questi ultimi potrebbero “contribuire alla decarbonizzazione del settore dei trasporti e dare una spinta alle regioni del centro-sud, il cui potenziale produttivo di biometano al 2030 è stimato in 3 miliardi di metri cubi e corrisponderebbe a un aumento del Pil dello 0,3%”.
La Regione siciliana prova a imbastire una trama ben precisa: uno degli obiettivi della prossima programmazione Ue, per la quale sono state fissate delle speciali linee di intervento all’interno del Po Fesr, riguarda anche lo sviluppo di piccoli impianti per la produzione di energia da biomassa da realizzare in filiera corta.
Le applicazioni del biometano sono variegate e i modelli di riferimento, anche in accordo con le aziende, non mancano. Alla fine dello scorso dicembre Sebigas ha firmato il contratto per la fornitura del suo primo impianto Forsu (frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani) per Maserati Energia srl, marchio storico attivo nel compostaggio dei rifiuti.
L’impianto Sebigas (capacità fino a 55.000 ton/anno di materiale organico e una produzione di oltre 600 mc/ora di biometano e 5.300.000 mc ogni anno) è stato progettato per la valorizzazione energetica dei rifiuti organici trattati nel sito di Sarmato (PC). Il biometano prodotto sarà poi immesso nella rete di trasporto del gas naturale Snam, che si trova nelle immediate vicinanze dall’impianto.