Il biometano, arma in più per limitare l’effetto serra.
di Marcello Ortenzi – Il clima instabile sta dando sempre più ragione agli accordi internazionali stipulati per contenere l’aumento della temperatura globale di sotto i 2°C. Essenziale per raggiungere l’obiettivo è necessaria una massiccia ridefinizione dell’odierno sistema energetico. Uno studio recente della società Ecofys – A Navigant Company, commissionato dal consorzio europeo Gas for Climate, dimostra che la transizione energetica ideale combina elettricità rinnovabile e biometano con l’utilizzo delle infrastrutture gas esistenti. In Italia, gli agricoltori che producono prodotti lattiero-caseari e altri prodotti alimentari stanno progressivamente espandendosi nella produzione di biogas da residui agricoli e colture, da dove ottengono ricavi aggiuntivi e minori costi di sistemazione degli scarti. Mentre oggi il loro biogas è impiegato per produrre elettricità e calore a livello locale, da quest’anno, volumi sempre maggiori di biogas saranno destinati alla produzione di biometano da utilizzare come carburante per i veicoli e per la generazione di calore ed elettricità in tutto il paese. La spinta è venuta dall’entrata in vigore del decreto interministeriale del 20 marzo 2018 sulla “Promozione dell’uso del biometano e degli altri biocarburanti avanzati nel settore dei trasporti” e dalla diffusione del modello di “Biogas fatto bene” promosso dal Consorzio italiano biogas. Secondo lo studio di Ecofys, la produzione di gas rinnovabile dell’Unione Europea (incluso biometano e idrogeno rinnovabile) aumenterà fino a raggiungere 122 miliardi di metri cubi (mld mc) entro il 2050. Se s’intensificheranno le infrastrutture europee di gas esistenti, si può prevedere che il ricorso al gas rinnovabile in settori dove è in grado di apportare un valore aggiunto rilevante e anche una sua adeguata combinazione con l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili, si potranno garantire risparmi annui per 138 miliardi di euro. Facilmente si vedono margini per incrementare notevolmente la produzione e l’uso di gas rinnovabile nell’Unione Europea. Il potenziale produttivo sostenibile di biometano da biomassa agricola e legnosa è stato calcolato, in conformità a stime conservative, in almeno 98 mld mc, equivalenti ad oltre 1000 TWh di energia l’anno entro il 2050; una produzione capace di rinforzare la sicurezza energetica europea e insieme l’economia rurale. Questa quantità stimata di gas rinnovabile sarebbe destinata ai settori economici in cui si prevede il conseguimento dei maggiori risparmi sui costi sociali: il riscaldamento degli edifici e la produzione di elettricità. Si è valutato anche il volume di gas rinnovabile da assegnarsi al trasporto pesante e all’industria; in particolare, i 45 mld mc destinati a quest’ultimo settore dovrebbero rappresentare, un quantitativo sufficiente a decarbonizzarne i consumi entro il 2050. Tuttavia, nello studio non sono stati considerati i risparmi derivanti dall’utilizzo del gas rinnovabile nell’industria. Non considerando quindi il gas rinnovabile destinato all’industria, Ecofys ha calcolato i risparmi conseguibili utilizzando solo 77 dei 122 mld mc di biometano e idrogeno rinnovabile impiegati nelle infrastrutture gas esistenti e diretti al riscaldamento degli edifici, alla produzione di elettricità e al trasporto pesante. Di questi, i 5 mld mc destinati al trasporto non inciderebbero sui risparmi perché gli stessi si otterrebbero anche con i biocarburanti ma forniscono un’alternativa sostenibile e di rilevanza crescente alla decarbonizzazione di questo comparto. I risparmi sull’energia stimati equivalgono a circa 600€ l’anno a famiglia nell’UE e sono realizzati principalmente evitando i costi associati alla costruzione e all’esercizio della capacità di generazione necessaria a soddisfare gli elevati picchi della domanda elettrica, e attraverso notevoli risparmi conseguibili sui costi d’isolamento degli edifici richiesti per ospitare pompe di calore completamente elettriche. Sicuramente la transizione energetica rappresenta un’enorme sfida e resta incerta la combinazione di tecnologie esistenti e future che soddisferà la domanda di energia al 2050. Nessuna tecnologia dovrebbe essere esclusa dai programmi europei, a cominciare dalle infrastrutture gas esistenti che, senza alcun costo di realizzazione aggiuntivo, sono in grado di trasportare grandi quantità di energia in modo efficiente su lunghe distanze.